Parrocchia San Giacomo Apostolo - Basilica B.V. della Navicella - Chioggia


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Edificio Attuale

a cura di Alberto Naccari

L’EDIFICIO RELIGIOSO
ATTUALE


Il nuovo edificio riedificato nel secondo Settecento si presenta con un’alta facciata a capanna, e vi si può accedere da tre entrate. Quella centrale, la più maestosa, si trova sotto una finestra basilicale tripartita collocata poco al di sotto del piano del solaio. Ai lati della lunetta, in corrispondenza alle due entrate laterali, dovrebbero trovarsi due grandi finestre, probabilmente non realizzate per problemi di staticità. L’interno non è stato diviso in navate, per cui risulta costituito da un unico vano molto spazioso, illuminato da nove finestroni basilicali e da otto ampie finestre. Le strutture architettoniche, ispirate all’essenzialità, sono il frutto di uno studio funzionale e decorativo che scandisce lo spazio sia orizzontalmente sia verticalmente. Gli altari laterali risultano separati da coppie di colonne che hanno il compito di sorreggere la trabeazione. Da questa partono delle piccole vele che sembrano sorreggere il vastissimo soffitto, di circa 223 metri quadrati, completamente affrescato. L’architettura della scena fu realizzata dal vicentino Mauri, mentre l’impianto figurativo dal chioggiotto Marinetti. L’opera, ammiccante alle scenografie seicentesche, sviluppa il tema del martirio e della gloria.

Nelle pareti laterali, tra un altare e l’altro, sono state ricavate sette nicchie che ospitano le figure marmoree delle sette Virtù cristiane: quelle Teologali della Fede, della Speranza e della Carità, e quelle Cardinali della Giustizia, della Prudenza, della Fortezza e della Temperanza. Più sopra, tra i capitelli delle colonne, si trovano otto riquadri marmorei contenenti iscrizioni latine riferite alla Madonna.
La parete orientale interna risulta tripartita. Lo spazio centrale, il più imponente, ospita l’altare maggiore, eretto nel 1909 nel cinquantesimo anniversario dell’incoronazione della Madonna della Navicella, costruito su quello preesistente di fine Settecento. L’opera, progettata dal professor Aristide Naccari, è stata pensata per ospitare e dare risalto all’immagine della Madonna, dipinta da una mano anonima agli inizi del Cinquecento. I due affreschi laterali, raffiguranti l’episodio dell’ Apparizione e quello dell’ Incoronazione, la lunetta superiore con l’intercessione di Maria, nonché i cinque medaglioni tra le vele del soffitto, sono stati realizzati nel 1908 da N.Girotto. I quattro medaglioni che circondano quello centrale con il Padre benedicente rappresentano San Bernardo, San Tommaso d’Aquino, Sant’Alfonso De’ Liguori, San Francesco di Sales, particolarmente devoti alla Madonna ed altrettanto solleciti nella diffusione del Suo culto. Fino al Concilio Ecumenico Vaticano Secondo lo spazio della cappella, come le due laterali, era chiuso da una balaustra marmorea e da una porta bronzea realizzata su disegno di A. Naccari, attualmente al Museo Diocesano di Arte Sacra.

La cappella di destra, adibita a Battistero, ha subito numerose modifiche nel corso del tempo. La nicchia che sovrasta l’altare ospita la figura di Cristo Risorto, opera in bronzo dorato di Luigi Tomaz. L’artista ha voluto attribuire all’immagine una forte valenza simbolica: l’acqua battesimale ha la capacità di generare una creatura nuova, redenta dalla morte grazie alla Risurrezione del Signore.
La cappella di sinistra, che in passato ospitava l’immagine della Madonna della Navicella, è intitolata al Santissimo Sacramento. L’altare, le decorazioni, gli stucchi della volta sono l’unica opera sacra eseguita in Chioggia nello stile neoclassico del primo Ottocento. Il mosaico dorato che fa da sfondo al tabernacolo ricorda la sacralità del mistero ed invita all’adorazione.
La parete di destra, esposta a mezzogiorno, ospita tre altari marmorei.
Il primo che si incontra entrando nell’edificio è quello intitolato all’Angelo Custode, impreziosito da una pala di Antonio Martinetti, costruita più sui giochi cromatici e sui contrasti chiaroscurali che sulla composizione figurativa. Nel passato l’altare era intitolato a Santa Maria Maddalena, ed era uno dei più curati, adorno com’era di statue marmoree.
Segue l’altare di San Giuseppe, con ornamenti marmorei di gusto classicheggiante, rappresentato da una statua moderna di nobile fattura uscita dalle mani del Bezarel.
Conclude la terna l’altare di San Bartolomeo, ospitante l’immagine statuaria di Bartolomeo Natanaele, al quale Filippo presentò il Messia.

La pala d’altare, raffigurante i Santi Rocco e Sebastiano, è attribuita forzatamente al Giambellino. In un piccolo quadrilatero ritagliato sulla superfice superiore appare la testa di una Madonna, che la tradizione vuole una volta ospitata in un’edicola sacra esistente al Granaio. La parte superiore della tela, raffigurante alcuni angeli, è opera di Antonio Marinetti.
Lungo la parete di sinistra, in maniera speculare rispetto a quella appena descritta, si trovano altri tre altari marmorei.
Il primo è quello delle Reliquie, contenute in un artistico reliquario di legno dorato realizzato nel tardo Ottocento in stile neogotico.
Il secondo, che riproduce con esattezza quello preesistente nell’antico tempio, è dedicato alle Anime del Purgatorio, ed è impreziosito dalle statue della Maddalena, di Santa Marta e di San Francesco da Paola. E’ stato gestito per lunghissimi anni dalla Pia Unione per il suffragio delle Anime del Purgatorio, attivo fino a pochi lustri fa. Alla Scuola, istituita nel 1606 da quaranta fedeli, si aggiunse nel primo Ottocento la Congregazione dell’Agonia, posta però sotto il patrocinio di San Giuseppe e non di Maria Maddalena.
La sequenza termina con l’altare di San Giuliano. La pala raffigura il Santo, vittima della persecuzione di Diocleziano e Massimiano, mentre respinge la grazia offertagli dal proconsole, che lo invita ad adorare un idolo tenuto tra le mani mentre il boia si prepara a decapitarlo.
Le colonne che delimitano la cappella centrale sorreggono due moderne teche, ospitanti alcuni antichi ed artistici ex voto d’argento. Altre teche, poste lungo la parete settentrionale, ospitano invece numerose tavolette votive (“tolèle”), molte delle quali relative al mondo della pesca ed ai frequenti incidenti marittimi. Al di là delle valenze artistiche, rappresentano dei validi strumenti per indagare nel mondo e nell’epoca che li ha prodotti.
I basamenti delle colonne sorreggono invece i 14 quadri della Via Crucis, realizzati nel primo Novecento.
La facciata, impreziosita internamente dall’ organo di Gaetano Callido realizzato sul finire del Settecento, avrebbe dovuto essere rivestita di marmi in occasione del cinquantesimo anniversario dell’Incoronazione, nel 1909. Si diede vita, allora, ad una pubblica sottoscrizione che vide, quale prima offerente, la Regina Margherita di Savoia, ma i fondi raccolti non bastarono a fare iniziare i lavori. Aristide Naccari, autore del progetto per la facciata e per la riedificazione del campanile, vide invece realizzarsi il secondo, sulla cui cuspide un Angelo segna ancora oggi la direzione del vento dominante.
Accanto all’attuale campanile ne sorge un altro di ridotte dimensioni, in stile romanico, ultimo manufatto sopravvissuto dell’antica costruzione sacra medioevale.
Nel 2003, in occasione del CXLIV° anniversario dell’Incoronazione, giovedì 25 settembre, dopo alcuni anni di chiusura per lavori di restauro strutturale e conservativo, l’edificio è stato riaperto al culto e riconsegnato alla cittadinanza. Nel corso dei lavori sono state recuperate numerose decorazioni ad affresco nella volta della cappella maggiore e lungo tutta la parete orientale. Il paziente ed esperto restauratore ucraino Ivan Karas ha saputo reintegrare le piccole mancanze e ridare vigore ai cromatismi.
L’ immagine gloriosa di San Giacomo, raffigurato con l’immancabile bastone del pellegrino e le conchiglie cucite sull’abito, opera del 1793 di G.C. Bevilacqua, una volta ospitata nella cappella battesimale, ha trovato posto, dopo i lavori del 2003, sotto la tribuna che sorregge l’organo, a salutare il fedele che esce dalla chiesa.

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